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_PINO DIPALMA
Ho conosciuto nel 2013 Pino Dipalma quale titolare, insieme al padre Angelo, dell’impresa Murgia Edile, ed ho avuto modo di apprezzarlo come imprenditore avendo realizzato per conto della Fiera del Levante, di cui ero all’epoca direttore tecnico, la ristrutturazione dell’ex Padiglione delle Nazioni per riconvertirlo a moderno e funzionale Centro Polifunzionale per Congressi, intervento di cui sono stato Project Manager.
Lo ritrovo oggi, nel mezzo del cammin della sua vita, a dissertare, in un coinvolgente brain storming, sulle problematiche che la IV rivoluzione industriale ci sta proponendo e che rischiano di mettere in crisi chi, diversamente da Pino, pensa di abbandonarsi fatalmente all’onda che avanza piuttosto che cavalcarla.
Non ho una diretta esperienza imprenditoriale, ma nell’ambito della mia attività pluriennale ho avuto a che fare con tanti imprenditori, e ho vissuto di riflesso le problematiche di chi giornalmente si confronta con il mercato e con l’ansia dell’intraprendere, in un Paese frenato dalla burocrazia, dall’incapacità di fare sistema e di creare le condizioni per una sana concorrenza basata sul valore ed i meriti, piuttosto che sul sotterfugio ed il malaffare.
E leggendo, tutto d’un fiato, il lavoro di Pino, ho trovato in questo suo “Artigiani in cloud” una serie di riflessioni e spunti che condivido appieno, sia nel metodo che nel contenuto, in quanto rappresentano compiutamente quella “managerialità” che da tempo auspico possa sempre più permeare l’approccio al problem solving.
La competenza, la volontà di “far bene”, l’approccio con il cliente finale e il perseguimento della sua soddisfazione, la capacità di misurare le performances attraverso kpi, l’etica, sono tra i valori fondamentali dell’approccio manageriale che ritrovo in tante parti del libro e che, in definitiva, costituiscono una parte rilevante dei tools che chiunque voglia affrontare un’attività di successo deve possedere nella propria cassetta degli attrezzi.
Ed in questo senso ho trovato singolare ed interessante il richiamo all’artigiano (parola che non per nulla deriva da “arte”), inteso però come evoluzione moderna di chi più tradizionalmente usa le capacità manuali per riparare o produrre, in un momento storico in cui il software sembra sempre più prevalere sull’hardware. Questa nuova visione dell’imprenditore “che fa arte” sposta intelligentemente il concetto dell’intraprendere verso una visione più moderna e sensibile, quasi a fare dell’imprenditore un “sensore” che raccoglie la domanda del mercato e progetta soluzioni tecnicamente ed economicamente efficaci, padroneggiando le tecnologie ma, nel contempo, enfatizzando la gratificazione creativa, che diventa appunto “arte”.